La prima volta che ho lasciato mio figlio a dormire dai nonni ho pianto
come un vitello e non mi vergogno di dirlo. Mi hanno sempre “fatto strano” quei
genitori che con estrema nonchalance lasciano
i propri figli per andare a fare le serate gggiovani o addirittura per un
weekend o una settimana: sarò anche una mamma bigottona, ma da quando c’è mio
figlio non esiste pensare di fare qualcosa senza di lui.
Il mio cervello non riesce proprio a concepire questo concetto. Intendiamoci: non è che prima fossi a ballare sui tavoli tutte le sere o a fare il giro del mondo in autostop! Facevo una vita normale, con un fidanzato prima ed un marito poi normale, degli amici normali e sicuramente avevo degli spazi “miei” e degli spazi “nostri” a cui ogni tanto ripenso tra un capriccio urlante al supermercato, l’ennesima lavatrice da fare, le notti passate nel lettino … ma per niente al mondo farei qualcosa che mi rende felice senza mio figlio e per fortuna mio marito la pensa come me!
Il mio cervello non riesce proprio a concepire questo concetto. Intendiamoci: non è che prima fossi a ballare sui tavoli tutte le sere o a fare il giro del mondo in autostop! Facevo una vita normale, con un fidanzato prima ed un marito poi normale, degli amici normali e sicuramente avevo degli spazi “miei” e degli spazi “nostri” a cui ogni tanto ripenso tra un capriccio urlante al supermercato, l’ennesima lavatrice da fare, le notti passate nel lettino … ma per niente al mondo farei qualcosa che mi rende felice senza mio figlio e per fortuna mio marito la pensa come me!
… E poi un giorno senti per radio l’annuncio del ritorno di Vasco in tour
negli stadi. Vasco per me e mio marito è sempre stato … VASCO! L’abbiamo visto
ovunque e oltre a piacerci è sempre stata una cosa “nostra” da fare insieme,
con o senza amici, noi due. Non mi perdo
troppo nella spiegazione di questa cosa perché non è troppo chiara nemmeno a
me. Fatto sta che decido di comprare subito i biglietti online senza
preoccuparmi minimamente del fatto che il concerto sarà a due ore da casa, di
sera e che evidentemente nostro figlio sarà ancora troppo piccolo per venire
con noi: “Tanto c’è ancora qualche mese di tempo, ci penseremo!” continuavo a
ripetermi mentre cliccavo su “acquista”.
Il giorno si avvicina e mi rincretinisco: “Amore, vendiamo i biglietti?”
Mio marito vacilla un attimo, ma poi grazie a Dio sfodera la sua
saggezza/indifferenza maschile mandandomi a cagare.
Il giorno del concerto arriva. Panico. Porto mio figlio dai nonni e so
che con loro starà benissimo, si divertirà come un matto e non penserà
minimamente a mamma e papà. Non è quello il problema. Il problema sono
evidentemente io e quel cordone ombelicale che continuo a sentire attaccato e
che non voglio staccare nemmeno per una notte soltanto. Lasciato il bambino che
si è già dimenticato di me mentre corre tra le braccia di suo nonno e dei suoi
amorevoli vizi, salgo in macchina silenziosa e con gli occhi pieni di lacrime.
Mio marito mi guarda e con tutto il suo ammmore mi chiede “Ma sei fuori?”. Evidentemente
si. Bon, si parte: parliamo d’altro, musica a palla, aperitivo “on the road” seguendo
la strada che ci porta a Milano, paninazzo seduti sul marciapiede, selfie
davanti a S.Siro e … inizia la magia! Una serata bellissima urlando, bevendo
qualche birra, baciandoci, divertendoci, abbracciandoci… ritrovando quel “NOI” che avevamo un
po’ dimenticato: un’evasione piccolissima durata solo qualche ora, ma che ci ha
ricaricato di nuovo le pile. Al rientro in macchina avevamo ancora
l’adrenalina alta e poi la notte, noi due soli a casa, sensazioni di pace e
strana malinconia, spaghettata a notte fonda, risate e assordante silenzio… Non
vediamo l’ora sia domattina per riprenderci il nostro pezzo mancante!!!
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