DIVERSAMENTE UGUALI

Sabato siamo andati a fare un giro in centro... in centro storico, a dire il vero, che qui a Genova è una roba meravigliosa dove adoro perdermi tra gli stretti vicoli alle spalle del Porto Antico che ti accompagnano alla scoperta della città di un tempo, fatta di vecchie botteghe, barbieri, osterie... vicoli che oggi non profumano più solo di mare, ma anche di zenzero, curry e kebab...
vicoli di pietre grigie oggi colorati da banchi di frutta esposti a regola d'arte come un genovese non farebbe mai... vicoli dove puoi incontrare mille facce diverse, provenienti da mille paesi diversi, con mille storie diverse da raccontare e non più solo "mugugni" come si dice da queste parti (ndr: il mugugno è il tipico brontolio dei genovesi) .
Nel quartiere dove abitiamo noi non ci sono così tante facce/colori/sapori/lingue diverse e un semplice pomeriggio in centro si è rivelato per mio figlio un'esperienza completamente nuova a cui io non avrei mai pensato...
"Mamma, quelli sono poveretti?" 
"No amore, sono bambini e mamme uguali noi, hanno solo il colore della pelle diverso perchè vengono da un paese molto bello e lontano". 
"Mamma, quelle lì sono i cattivi?"
"No tesoro, sono solo mamme esattamente come la tua. Solo che hanno un velo in testa, tutto qui"
Ecco.
Queste sono solo due delle mille domande che mio figlio mi ha fatto per tutto il pomeriggio e non è stato facile rispondergli, rendergli ovvia la nostra uguaglianza nonostante il colore della pelle o gli abiti indossati. Mio figlio ha 3 e anni e mezzo ma il telegiornale lo capisce e chiede spiegazioni quando vede qualcosa di "strano" come gente che scappa disperata da un posto dove le case sono tutte distrutte, che è stipata su un' improbabile imbarcazione o gente di cui si fanno vedere foto e filmati solo quando si parla di bombe e di paura.
Non è semplice, ma credo sia doveroso parlare ai nostri figli, spiegare, raccontare... perchè loro non sono stupidi e anche se trattarli da stupidi sarebbe più facile per noi genitori, significherebbe crescere futuri uomini ignoranti che vivono solo di stereotipi ed etichette. Certo, 3 anni e mezzo sono davvero pochi per spiegare cose che non capisco bene neanche io, ma sono già abbastanza per parlare di uguaglianza, rispetto, solidarietà e pace.




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